Immersioni a Finale

Secca di Marassi

Mina della Seconda Guerra Mondiale

Mina della Seconda Guerra Mondiale

La forma della secca è di un tronco di cono basso e con bordo molto frastagliato. La profondità massima raggiungibile è di 36 metri, il fondo circostante è melmoso e sabbioso. Secondo le correnti e i venti la visibilità varia, e si presenta migliore quando soffiano venti da Nord.Il sommo della secca a 24 metri è prevalentemente ricoperto da una folta proliferazione d’alghe, l’intensa luminosità e la scarsa profondità ne favoriscono lo sviluppo.
Diffusissima Halimeda tuna (alga monetina), Padinia pavonia, Acrosymphyton purpuriferum, Codium bursa. Solitamente sono facilmente individuabili, per la presenza dei tipici mucchietti di pietre e conchiglie vuote, alcuni grossi polpi. Alcuni grossi spirografi fanno capolino oltre la fitta coltre di vegetazione. Scendendo lungo le pareti distinguiamo principalmente due zone della secca, una ricca di anfratti, che in alcuni casi si trasformano in vere e proprie grotticelle, ed una con andamento più uniforme e regolare, senza cavità evidenti e con meno tane. La prima zona presenta volte ricoperte da spugne del genere Aplysina, dal tipico colore giallo ed amanti della penombra. In questi ambienti non potevano mancare folti gruppi di Apogon imberbis e piccole mustele, mentre negli anfratti più bui e sicuri spiccano le antenne di Stenopus spinosus e Galathea strigosa. Con un poco di fortuna si può localizzare qualche bello scorfano che spicca con la tipica colorazione arancione sul giallo delle spugne. Nei mesi invernali e primaverili gli incontri col pesce San Pietro e la rana pescatrice sono piuttosto frequenti. Superata la zona delle grotte la parete si presenta più uniforme e con un numero di tane inferiore: qui prevale la colonizzazione delle coreografiche margherite di mare, tra le quali spiccano le corolle di alcuni begli spirografi. L’animale che più frequentemente s’incontra durante quest’immersione è il cerianthus: ve ne sono ovunque, sia sulla parete, incassati nella roccia, che sul fondo sabbioso, piccoli e grandi, dei più svariati colori, a volte formando accoppiate davvero accattivanti. Sporadici ma non rari gli incontri con aragoste, gronghi, murene e il pesce luna.

Secca delle Stelle

Scopaena notata, Secca delle Stelle

Scopaena notata, Secca delle Stelle

Morfologicamente l’aspetto ricalca quello della secca precedente, ma si trova più vicina alla costa e ad una profondità inferiore massima di 24 metri. Anche qui il sommo a 13 metri è ricoperto da una fittissima proliferazione d’alghe, tra cui spiccano, in primavera, grandi esemplari di Sargassum vulgare. L’inconfondibile sagoma rossa a cinque braccia della stella Echinaster sepositus “macchia” qua e là il fondale. Solitamente una fitta nuvola di castagnole (Cromis cromis) gravita attorno alla parte meno profonda della secca. Alcune piccole guglie sono ricoperte di Parazoanthus axinellae, con una tonalità di colore arancione carico, e svariate specie di spugne. Dopo anni d’assenza sono ritornate alcune piccole cernie brune, confidenti e curiose, che fanno ben sperare per il futuro. Alla fine dell’inverno i pesci luna volteggiano frequentemente intorno alla secca, se siete un piccolo gruppo e vi muovete con cautela potrete osservarli molto da vicino. Sono numerosi i nudibranchi presenti (come anche alla secca di Marassi), che raggiungono la concentrazione massima tra la primavera e l’estate: frequentissimi Hypselodoris messinensis, Peltodoris atromaculata, Hypselodoris picta, Catena peregrina e molti altri. Sono presenti quasi tutte le specie ittiche caratteristiche dei bassi fondali mediterranei: donzelle, sciarrani, tordi, triglie, saraghi, mustele, re di triglie, bavose, ghiozzi. Incontro molto interessante e quasi garantito con la coloratissima femmina del tordo fischietto (Crenilabrus bimaculatus).

Capo Noli

Astropecten aranciacus, Capo Noli

Astropecten aranciacus, Capo Noli

L’immersione di Capo Noli è insolita, poiché si tratta di una discesa su un sabbione, che situato proprio di fronte al Capo, scende fino a 35 metri di profondità. Appena entrati in acqua si è circondati da nuvole castagnole. Tra le rocce presenti fino a 6-7 metri di profondità sfrecciano saraghi, muggini, occhiate ed a volte grossi branzini. Superato il bassofondo pianeggiante inizia il pendio, molto ripido, costituito da detrito, ghiaia e sabbia. Abitualmente s’incontrano gallinelle, tracine, ricci matita, sogliole ocellate, grosse stelle di mare, occasionalmente pesci civetta e pesci prete. Nei mesi invernali e primaverili, quando l’acqua è molto fredda, le rane pescatrici, i pesci San Pietro e le granseole si avvicinano alla costa. Il pendio si arresta a 40-42 metri di profondità su un pianoro ghiaioso colonizzato da alcionari, gorgonie, da alcuni esemplari dell’ascidia Diazona violacea, da grossi cerianthus e molti briozoi. Fitti branche di bighe e mennole sostano a pochi metri dal fondo. Risalendo verso la superficie, in direzione est, il fondale segue lo stesso andamento della prima parte dell’immersione: ad un pendio molto scosceso, dove spiccano alcuni bei cerianthus e spirografi con cavallucci marini, segue un bassofondo sabbioso dove s’incontrano frequentemente pesci lucertola, rombi, sogliole, tracine e seppie.Verso la superficie meduse della specie Rizhostoma pulmo e Pelagia noctiluca scorrono trasportate dalla corrente. L’immersione è ancora più interessante durante la notte: sui fondali compaiono organismi anche rari come l’attinia l’Alicia mirabilis, il pennatulaceo Pteroides spinosus e il cerianto Oligopodus aracnanthus. In autunno e in inverno gruppi di calamari saettano nel fascio luminoso che rischiara l’oscurità. Prima di immergersi di notte è bene controllare l’eventuale presenza di reti che i pescatori di Noli hanno l’abitudine di gettare in questa zona con la speranza di catturare qualche bel pesce pelagico. Infatti non è raro fuori del capo imbattersi in tonni, tursiopi, mobule e tartarughe.

Isola di Bergeggi (AMP)

Lopius piscatorius a Bergeggi

Lopius piscatorius a Bergeggi

La palestra di moltissimi subacquei dell’Italia nord occidentale. Sorge a circa 250 metri dalla costa ed offre prevalentemente tre siti d’immersione. Il Canalone, la Franata ed Il Pifferaio, segnalati da robusti gavitelli. Da quando l’isola di Bergeggi è stata dichiarata AMP la quantità di pesci presenti è aumentata in modo esponenziale. Banchi di saraghi come non si vedevano nemmeno 20 anni fa, dentici, tanute e banchi enormi di boghe e mennole, sono stanziali soprattutto nel periodo estivo, quando l’acqua è limpidissima. Moltissimi polpi, gronghi e murene popolano le tane, mentre anthias e castagnole si librano nell’acqua libera. Quasi tutte le specie di tordi sono presenti, ed in primavera è possibile assistere a stupende scene di corteggiamento e costruzione dei nidi. Rane pescatrici, pesci luna e granseole in primavera, Pesci San Pietro in inverno. In estate sono stanziali diversi esemplari del raro sarago faraone. Sulla parete del canalone vive una estesa colonia di bellissimi parazoanthus, il punto più coreografico ed apprezzato dai fotografi subacquei.