SARDIN RUN

La giornata inizia molto presto, di solito quando è ancora buio, con una leggera colazione. Poi verso le 6,30-7 ci si ritrova al cancello del lodge per salire sui fuoristrada che portano i gommoni fino alla lunghissima spiaggia. Chi ama camminare può andare a piedi fino al punto dove i gommoni sono messi in acqua. E’ una sensazione bellissima, la mattina presto con la bruma che sale dagli estesi manti erbosi e l’odore intenso dell’aria iodata, con il pensiero già proiettato alla lunga giornata in gommone, alla ricerca di “activities!”
Come in tutto il SA si parte spingendo il gommone dal litorale e cavalcando le onde.
La ricerca delle baitballs (le masse di sardine concentrate) può anche essere estenuante, specialmente quando il mare è mosso, ma gli spettacoli da osservare non mancano. Ovunque è un salto di delfini ed uno schiamazzare d’uccelli. In questo periodo avviene anche un’importante migrazione di balene, indipendente dall’abbondanza di sardine, ma in concomitanza, sulla stessa rotta verso nord. E’ frequentissimo vederne i dorsi sbuffanti e le bellissime code emergere e scomparire rapidamente. Nelle giornate di mare calmo il whale watching è una parte fondamentale delle attività, sia in superficie sia in apnea.
I “gregari” dell’intero fenomeno sono i delfini che svolgono tutto il lavoro preparatorio fino alla formazione della baitball, poiché, grazie alla loro intelligenza, riescono ad anticipare i movimenti delle sardine. Gli squali e le sule approfittano del lunghissimo e paziente lavoro dei delfini.
La dinamica è molto semplice: centinaia di delfini si dispongono a formare un fronte lungo centinaia di metri (anche fino a tre chilometri) e spingono le sardine in una direzione. I due estremi del fronte poi tendono a chiudersi fino a formare un cerchio dove le sardine restano intrappolate. A questo punto spingono le sardine verso la superficie per ridurre le possibilità di fuga.
Questo è il momento in cui intervengono le sule, che si radunano a migliaia sulle baitballs e sono i più importanti indicatori dell’attività per noi subacquei. Si formano delle nuvole di sule schiamazzanti che in preda all’eccitazione iniziano a tuffarsi come dei razzi, raggiungendo anche i 7-8 metri di profondità. Il rumore del tuffo accompagna i momenti più spettacolari per un subacqueo in immersione, arrivando ad essere quasi assordante nei momenti culminanti. Le sule raggiungono in media i 4-5 metri poi si scrutano intorno e “volando” con le ali e spingendosi con le zampe palmate inseguono le sardine, fino a quando non riescono ad acchiapparne una per riemergere. Spesso altri uccelli attaccano quelli che hanno una preda tra il becco scatenando dei grandi parapiglia.
Questo è il momento migliore di una baitball, all’inizio c’è abbondanza di sardine e si scatena una vera e propria orgia alimentare con gli uccelli che si tuffano dall’alto, gli squali ed i delfini che si avventano dal basso e dai lati. Sono attimi convulsi, con le sardine che cercano disperatamente di fuggire da ogni lato, senza averne la possibilità; in questi frangenti ogni tecnica di sopravvivenza messa in atto è vana. L’acqua si colora d’argento per le migliaia di squame di sardine che si staccano dal corpo negli attacchi, e l’alone chiaro si distingue perfettamente dalla superficie, indicando il momento propizio.
Purtoppo i momenti migliori per il fotografo sono anche i peggiori per la qualità dell’acqua, solitamente già piuttosto torbida, che diventa spessa di squame ed anche per la pericolosità della situazione, poiché trovarsi nel mezzo di una baitball significa esporsi ad ogni tipo d’attacco. Tant’è vero che le guide raccomandano di non entrare mai tra le sardine e se accidentalmente dovesse succedere, scendere di 4-5 metri ed uscirne, pena la propria incolumità.
Per pochi secondi sono stato lì in mezzo, mio malgrado, ed è stata un’esperienza subacquea memorabile: sono stato urtato più volte e violentemente da squali e delfini come impazziti. Non sapevo dove inquadrare tant’erano veloci gli attacchi degli squali, le sule mi sfioravano continuamente il capo, a decine, ed i delfini spingevano verso la superficie le sardine, in un mare che ribolliva per il pullulare d’animali frenetici. Sono stati attimi incoscienti, in cui la fortuna mi ha sicuramente aiutato.
Quando tutto è finito ero stordito ed incredulo ma sono stato immediatamente ripreso, molto duramente, dalla guida cui ero stato affidato e minacciato di essere lasciato a terra nei giorni successivi; di quel momento restano le foto più drammatiche del reportage.
Partecipare ad un sardin run è un’esperienza unica, che non ha nulla a che vedere con i classici viaggi subacquei, anche nelle destinazioni più remote ed avventurose. Per approcciarsi in modo adeguato a quest’esperienza sono consigliati allenamento, passione, pazienza, determinazione ed è
necessaria una buona dose di fortuna.
Pur avendo letto quasi tutto il materiale che circolava sul sardin run non ero riuscito ad afferrarne effettivamente l’essenza. Bisogna parteciparvi almeno una volta per capire, e credo che un’esperienza del genere non abbia paragoni. Non è un viaggio in cui si va alla scoperta di un luogo e dei suoi fondali, è un fenomeno naturale, quindi del tutto imprevedibile, cui il subacqueo desideroso può cercare di assistere grazie alle organizzazioni presenti in loco che offrono la grande esperienza richiesta da questo difficile mare.