Bimba al Lac Assal

Gibuti è una destinazione poco nota al pubblico italiano, è stata colonia francese fino al 27 giugno1977. Sorge proprio dove il grande Oceano Indiano entra con le sue correnti impetuose nel Mar Rosso, attraverso lo Stretto di Bab El Mandeb originando un mare ricco ed imprevedibile, dove da ottobre a febbraio si concentrano, nelle acque del Golfo di Tadjourah, numerosi esemplari di squalo balena, che hanno reso noto la località tra i subacquei di tutto il mondo. Noi siamo andati alla scoperta di un arcipelago poco noto “Seven Brother” che ci ha incantato per la ricchezza di pesce di barriera e l’integrità dei coralli.
La posizione geografica relega alla Repubblica di Gibuti un’importanza straordinaria, da qui transitano tutte le merci prodotte in Oriente e destinate al mercato europeo ed americano. Entrano in Mar Rosso ed escono nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, alcune navi si fermano in Europa altre proseguono verso il continente americano attraverso lo Stretto di Gibilterra. Non c’è alternativa se non circumnavigare l’Africa doppiando il Capo di Buona Speranza, soluzione divenuta ormai troppo costosa. Quindi Gibuti è un crocevia di rotte commerciali, i numeri dicono si tratti del secondo porto commerciale del mondo. Anche militarmente la sua posizione strategica è enorme, è presidiata da un gran numero di soldati di varie nazionalità, americani, francesi, giapponesi, tedeschi ed ultimamente anche cinesi.

Coppia di pesci farfalla

Coppia di pesci farfalla

E’ un paese che mi ha colpito moltissimo, perchè la maggior parte della popolazioni vive in condizioni di povertà, con un clima estremamente caldo e secco, in abitazioni di fortuna, ma gli stipendi non sono bassi. Infatti il costo della vita è paragonabile a quello italiano. Una buona fetta dello stipendio viene utilizzata dai “capifamiglia”per l’acquisto del Kat, una pianta, coltivata soprattutto in Etiopia e nello Yemen, dotata di proprietà euforizzante, se ne vengono masticate le foglie. Si tratta di una vera e propria droga “nazionale”che da dipendenza, il cui uso è assolutamente consentito. Basterà passare mezza giornata a Gibuti e interloquire con la popolazione locale per capirne l’impatto sulle abitudini di vita.
Nel porto di Gibuti tra mezzi militari, mercantili, migliaia di containers che vengono caricati e scaricati, spicca una bella barca bianca, 37 metri di llunghezza, il MY Lucy, che è l’unica che permette di immergersi nelle non facili acque dell’Arcipelago Seven Brother, sito proprio all’ingresso di Bab El Mandeb. A parte un paio di mesi tardo primaverili è battuto da forti venti quasi tutto l’anno, le coste investite dal moto ondoso ed il mare percorso da forti correnti. Basta ciò per capire che dal punto di vista subacqueo è indispensabile una discreta esperienza, un certificazione avanzata con un buon numero d’immersioni effettuate.

Tavolozza policroma sui fondali di Boeing

Tavolozza policroma sui fondali di Boeing

Localmente l’arcipelago è chiamato Isole Sawabi ed è costituito da 6 isole vulcaniche, localizzate nell’area Obock di Gibuti: West Island (Hamra), Ounḏa Dâbali, Tolka, Big Island (Kadda Dabali, la più alta, che arriva a 114 metri), East Island (Horod le ‘Ale), South Island (Ounḏa Kômaytou). Il “settima fratello” non è un’isola, ma la collina vulcanica sulla punta settentrionale della Penisola di Ras Siyan. L’arcipelago è disposto su una linea est-ovest.
Sulle ripide coste laviche delle isole è scritto con pennello e vernice bianca AMP ma le continue incursioni dei pescatori yemeniti ha letteralmente decimato gli squali, prede molto ambite per la grande richiesta del mercato cinese. Nonostante ciò i coralli e la fauna ittica che popolano il reef sono una delle più ricche e varie che ho visto negli ultimi anni.
Moltissimi i siti da esplorare ed il vero valore aggiunto di questa bellissima crociera, la totale solitudine, sono motivi più che sufficienti ad attirare ogni subacqueo curioso e che desideri visitare un luogo “speciale”.
Occorrono circa 6 ore di navigazione del Lucy per raggiungere l’arcipelago, 7 coni di lava solidificata, emersi in epoche remote.
Un timore assolutamente da sfatare: non ci sono atti di prateria a Gibuti, con tutti gli eserciti presenti sarebbero molto ardui da compiere!