Sud Africa – Sardine Run

Le coste dell’Africa meridionale sono lambite da due correnti prevalenti, una diretta a sud, sulla costa occidentale, la corrente fredda del Benguela, ed una diretta a nord, sul lato orientale, la corrente d’Aghulas, con temperatura di due gradi superiore alle acque circostanti dell’oceano, che mitiga il clima, creando un ambiente subtropicale nella zona costiera settentrionale del paese.
Le sardine appartenenti alla specie Sardinops sagax per una decina di mesi l’anno vivono in acque profonde, sugli Aghulas Banks, e sono molto diffuse tra il nord Namibia e Port Elizabeth. Durante l’inverno australe alcune correnti oceaniche trascinano masse d’acqua dagli strati più profondi e freddi, ricchi di nutrienti e di plancton, verso la superficie, convogliandole verso nord. Un’enorme quantità di cibo è veicolata dalla corrente ed è alla base della catena alimentare di tutto il sud del continente africano; nutre milioni d’animali di varie specie: uccelli, pesci, delfini, otarie, pinguini, leoni marini nonché molti esseri umani.
Grazie a queste dinamiche oceaniche origina la più gran migrazione di biomassa del pianeta, fenomeno noto come “sardin run”. La migrazione vive tre fasi: quella iniziale origina con l’allontanamento delle sardine dagli Aghulas Banks, che si dirigono verso Port Elizabeth, in acque piuttosto profonde quindi non intercettabili dai predatori. La seconda fase inizia quando la migrazione giunge nella zona dell’Eastern Cape, dove le acque sono più basse e le sardine sono intercettate dai predatori e dall’uomo, solo per quanto riguarda l’attività subacquea. La terza fase si svolge tra l’Eastern Cape e Durban, nella regione del Kwa Zulu Natal, dove le sardine giungono nelle acque basse, in parte spiaggiandosi ed in parte cadendo preda delle attività dell’uomo. Quelle che sopravvivono alla lunghissima migrazione ritornano nelle acque profonde e fredde dell’oceano.
E’ durante i mesi di giugno e luglio che avviene il fenomeno ma, come tutto ciò che è naturale, l’inizio e lo svolgimento è imprevedibile e non è possibile stabilirne con esattezza i tempi, le modalità e la quantità. Nel 2003, ad esempio, la temperatura troppo elevata dell’acqua rese quasi impercettibile il fenomeno, le sardine nuotavano molto profonde e non erano individuabili. Fu una grande delusione, ma fu anche un evento rarissimo a verificarsi.
Quest’incertezza rende ancora più trepidante l’attesa, che inizia fuori dell’acqua con la ricerca dei movimenti delle sardine tramite il satellite. Già a fine maggio sul sito sardin run blog si possono avere notizie sul movimento delle sardine. E’ una sorta di febbre che coglie gli appassionati sudafricani e del mondo intero che, consapevoli dell’unicità di questo fenomeno,
preparano con meticolosità e precisione le attrezzature fotografiche e cinematografiche per ’evento. E’ anche uno sforzo enorme per gli organizzatori delle immersioni, richiede il trasferimento sul luogo del fenomeno (il nome Wild Coast assegnato a questa regione la dice lunga su cosa ci si può aspettare: silenzio e quiete totale in un luogo assolutamente selvaggio) di tutto ciò che serve per l’attività subacquea, gommoni, fuoristrada per metterli in acqua, compressori, attrezzatura per affrontare ogni tipo di evenienza, tra cui un medico ed un meccanico.
Il Sardin run è una sorta di roulette in cui la buona sorte è fondamentale e l’abilità dello skipper e delle guide subacquee, soprattutto nel prevedere con anticipo gli eventi, sono altrettanto importanti. Assistere ad un momento cruciale di questo straordinario evento è questione di minuti, tutto si gioca sulla rapidità e sull’istinto, una volta in acqua. Dulcis in fundo per il fotografo ci vuole allenamento fisico, freddezza e “mestiere”; chi ha un buon allenamento in apnea ha qualche freccia in più al suo arco, perché può tuffarsi immediatamente, mentre i compagni indossano l’attrezzatura, ed assistere agli eventi senza disturbo. Quando tutti sono in acqua si arreca un certo disturbo ed i predatori in qualche modo sono meno “disinvolti”, tranne quando vanno in frenesia alimentare, ma, in quel momento, è prudente non azzardare ad avvicinarsi troppo.
Può capitare di trascorrere ore in gommone senza vedere segni di vita e poi, nell’arco di pochi minuti, assistere al nascere di una gran concentrazione d’uccelli che iniziano a tuffarsi in mare per catturare le sardine. Quello è il momento in cui bisogna essere pronti perché tutto si esaurisce in pochi minuti, le sardine sono mangiate quasi tutte o riescono a trovare una via di fuga e si spostano velocemente.